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Nuovi sciacalli investiti nel 2018

Inviato: 13 apr 2018
da Luca Lapini
Visto il continuo fiorire di divertenti ma fuorvianti imprecisioni sulla questione dello sciacallo investito tra Silvella e Coseano, ora passato come un fatto eccezionale, ora scambiato per lupo, su richiesta di alcuni operatori del recupero fauna della Regione FVG, cerco di inquadrare il fatto in maniera organica.

Nel corso del 2018 nel territorio del FVG sono stati investiti almeno sei esemplari di Canis aureus (sciacallo dorato). Di seguito una lista. Uno di essi non è stato recuperato. Tutti gli altri verranno presto sottoposti a rilevazioni standard da parte del Museo Friulano di Storia Naturale e dell’Università di Udine, al fine di non perdere preziosi dati biologici, biometrici e parassitologici.

Questi i dati, opportunamente sintetizzati:

1-Canis aureus juv.
Investito sulla strd. Del Vallone (Doberdò del Lago, GO) il 2gen2018
2-Canis aureus un es.
Investito presso Sistiana, svincolo autostradale per Visogliano (TS) il 9gen2018
3-Canis aureus maschio giovane
Fernetti (Trieste) il 11gen2018
4-Canis aureus un es.
Fernetti (Trieste) (esemplare non recuperato) il 2mar2018
5-Canis aureus femmina
100 m a valle del ponte nuovo di ferro (Socchieve, UD) il 16mar2018
6-Canis aureus maschio giovane
Tra Silvella e Coseano (Coseano, UD) 10apr2018

Come commentare questo macello?

Lo sciacallo dorato Canis aureus è il carnivoro più raro d’Italia dopo la lince, con numeri complessivi stimati nel nostro paese fra i 15 e i 45 esemplari. Questi animali sono raggruppati i tre-nove gruppi familiari diffusi in Friuli Venezia Giulia (almeno cinque di questi sono condivisi con la Slovenia, dove la specie viene cacciata), Veneto (riproduzioni accertate negli anni ’90) e Trentino Alto Adige (TN: in dispersione, BZ: riproduzioni accertate). Lombardia (Val Brembana) ed Emilia (Paludi di Mirandola) sono per ora stati raggiunti da singoli esemplari in dispersione.
Inutile dire come questi numeri possano incidere su una popolazione nazionale così fragile, in Italia afflitta sia dalla road mortality, sia dagli abbattimenti erronei nel corso dei prelievi di volpi.
La concentrazione degli investimenti si verifica in aprile maggio, perché ad un anno di età i giovani maschi raggiungono il picco ormonale e lasciano il gruppo familiare iniziando la fase di dispersione giovanile. In questa fase possono fare anche 230 km (dati da radio collare), forse fino a 400, e sono particolarmente vulnerabili alla road mortality.
Stiamo per pubblicare una completa sintesi dei dati italiani verificati secondo i criteri GOJAGE (Hatlauf et al., 2015), per fare il punto della situazione.
A 34 anni di distanza dall’ingresso della specie in Italia (1984, loc. ponte Orsina, San Vito di Cadore, BL) appare quanto mai opportuno.
Cordialità, Luca Lapini.